Parlare di un lavoro scritto e pensato da qualcun altro non è semplice; ancora meno lo è se, come nel caso specifico, parlo di uno dei chitarristi che ha fatto (e continua tutt’ora a fare) la storia della chitarra acustica mondiale.

Sto parlando del chitarrista americano Duck Baker.

Nel mondo della chitarra acustica il suo nome è ben conosciuto dagli appassionati del genere, specialmente per il suo sodalizio con Stefan Grossman, con il quale ha collaborato moltissimo, specialmente negli anni 80; tuttavia, il suo nome racchiude in sé moltissime esperienze legate a generi musicali diversi.

L’anno scorso ho avuto il piacere di poterlo conoscere direttamente e ospitare qualche giorno a casa mia, in occasione del concerto che ha tenuto a Padova; questo incontro mi ha dato la possibilità di vedere direttamente il suo approccio alla musica ed entrare con maggior profondità nel suo “universo musicale”. La scoperta che ho fatto (anche se più che di scoperta parlerei di conferma) è la vastità, non solo della sua competenza chitarristica, ma anche della conoscenza musicale in senso generale.

 

 

Il fatto di avere “sottomano” un repertorio vastissimo che va dal ragtime tradizionale al blues, dalla musica irlandese al jazz, dal Country al Gospel, mi ha subito impressionato e specialmente la facilità nel passare rapidamente da un ambiente musicale all’altro.

Questa conoscenza così vasta è frutto di collaborazioni, ascolti e decenni di musica suonata con artisti di calibro mondiale.

In quei giorni ho potuto vederlo all’opera direttamente e intuire, anche solo una piccola parte, della sua visione sulla chitarra; il solo ascolto di alcuni aneddoti della sua carriera sono un ricordo che mi porterò come bagaglio personale.

Qualche settimana fa ho avuto il piacere di ascoltare uno dei suoi ultimi lavori (fattomi avere gentilmente da Davide Mastrangelo), che al tempo del mio incontro con Duck era ancora in lavorazione: sto parlando dell’album “Pareto Sketches”.

 

 

L’album in questione è una raccolta di 21 brani originali di Duck Baker per chitarra fingerstyle e si articola in due cd, il primo dove vengono proposti diversi duetti, mentre il secondo dove i diversi artisti si alternano nell’esecuzione dei brani.

L’album, infatti, è stato realizzato con la collaborazione di chitarristi che stimo moltissimo, con alcuni dei quali ho anche un legame di amicizia: Davide Mastrangelo, Michele Calgaro, Simone Val Bonetti, Massimo Gatti e Lugi Maramotti.

“Pareto Sketches” racchiude, a mio giudizio, tutta l’affascinante complessità di Duck Baker; certo è un album che va assaporato con calma e non è adatto a un ascolto veloce, ma il vero cuore dell’opera è la bellezza e raffinatezza delle composizioni e dei temi suonati.

La prima impressione che ho avuto nell’ascolto era di sentire Thelonious Monk alla chitarra, sia per stile sia per idee compositive, molto spesso sorprendenti e inaspettate; l’uso delle armonie e lo stile compositivo collocano senza dubbio quest’album – sospeso tra blues, jazz e standard tradizionali – come una pietra miliare nella discografia della chitarra acustica contemporanea.

Oltre ai temi suonati sono di notevole interesse anche le improvvisazioni che i diversi artisti hanno registrato, ognuno con il proprio tocco personale.

Questo lavoro mi ha davvero entusiasmato, sia per ricchezza di contenuti sia per stimoli che può dare nel percorso infinito che ogni chitarrista compie migliorando se stesso.

Ho già studiato un paio di brani e il materiale è davvero ricco e innovativo.

Consiglio l’acquisto dal sito di Duck Baker, per chi voglia fare un ascolto non banale o per i chitarristi che volessero cimentarsi con questa complessa quanto illuminante dimensione musicale: il mondo sonoro del grande Duck Baker.

 

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