La premessa è d’obbligo: sono di parte; per me Franco Morone non è solamente uno dei migliori chitarristi fingerstyle al mondo ma anche un mio riferimento, una fonte d’ispirazione, in una parola, un modello da seguire.
Ho studiato per diversi anni (e lo faccio tuttora) le sue composizioni e i suoi metodi cercando di imparare i trucchi del mestiere e “rubare” da lui anche solo guardando.
Mi sarebbe sempre piaciuto organizzare un concerto per lui nella mia città e magari suonarci assieme.
L’occasione si è presentata la scorsa estate quando con l’amico e chitarrista Nico Ruffato stavamo ragionando sul prossimo evento da organizzare con la nostra associazione “Spazioacustico”.
Ormai era il terzo anno che proponevamo un evento dedicato alla chitarra acustica (Duck Baker, Davide Mastrangelo), occorreva un altro nome importante per festeggiare questo terzo compleanno.
Il nome è venuto praticamente da sé: Franco Morone.
Tralascio tutti i dettagli della preparazione dell’evento per non essere troppo lungo e faccio un salto direttamente al weekend scorso quando questo doppio evento, concerto e workshop, ha avuto luogo a Camposampiero (PD).
Al di là dell’interesse chitarristico, una delle cose che mi colpisce sempre è il rapporto umano con un artista; l’incontro con Franco e Raffaella è stato da subito molto “familiare”, senza troppi fronzoli e spontaneo.
Mi era già capitato di incrociare Franco a qualche festival italiano e di parlarci assieme ma in questo caso è stato un incontro diverso.
Ho avuto anche il piacere di conoscere la moglie Raffaella Luna (gentilissima e molto alla mano) e, non ultima, la bellissima cagnolina Margot, vera mascotte della nostra due giorni.
Veniamo al concerto serale.
Per il sabato sera, giorno di arrivo di Franco, era previsto il concerto alle ore 21.
La sala filarmonica si è riempita rapidamente.
Nella prima parte del concerto Franco ha suonato il Blues: partendo dalle sue composizioni come “Chicago” o “Blues when I lost you”.
Nella seconda parte invece, ha dato più spazio alla musica tradizionale: sia irlandese che italiana ed infine anche quella greca con il brano “Samiotisa”: uno splendido esempio di tradizionale in 7/8.
Nel mezzo del concerto ho avuto il piacere immenso di poter suonare un brano con lui.
Per me ritrovarmi sul palco al suo fianco, dopo anni di studio sulle sue composizioni, è stato come trovare un senso a un percorso fatto nel tempo; avevo pensato più volte a quel momento e, come sempre quando succede di ritrovarsi a vivere qualcosa che si è fantasticato per diverso tempo, quell’istante diventa lungo e significativo quanto tanti anni messi assieme.

Il giorno dopo è stato il momento del workshop: un pomeriggio intenso, con tanti partecipanti attenti e motivati.
Franco ha parlato di diversi argomenti interessanti: ritmo, esecuzione, arrangiamento, repertorio. Il clima del seminario è sempre stato vivace, attento, curioso e, di nuovo, molto informale e familiare.
Nel mezzo di questa due giorni Franco ha reso possibile una piccola sorpresa che, però, per ora rimane segreta e al momento opportuno ve ne parlerò.

Secondo il mio giudizio questi due giorni sono stati fantastici, sia per la musica che per gli incontri.
Ho assaporato la voglia di stare assieme e poter godere di un momento di vera cultura.
Forse momenti come questi sono sempre troppo pochi o troppo poco valorizzati.
Spazioacustico nasce per questo: la passione di due chitarristi (la mia con quella di Nico) per creare tempi e spazi per la cultura, specialmente nel campo della chitarra acustica.
Non posso non ringraziare anzitutto Franco e Raffaella per la loro disponibilità e gentilezza e per quella familiarità che solo i grandi artisti sanno dare.
Grazie per la tua musica Franco che ci hai regalato e che continua a “profumare” la vita di ciascuno con un po’ di magia e bellezza.
Grazie all’amico Nico Ruffato che con me ha organizzato l’evento e senza il quale non sarebbe stato possibile.
Grazie all’Accademia Filarmonica: in particolare Carla e Manuela che in questi due giorni si sono spese con intensità e passione.
Grazie infine a chi ha creduto nell’evento, partecipandovi e uscendo da casa: la partecipazione è il gesto più significativo che il messaggio è arrivato e che la buona musica ha ancora qualcosa da dire e da dare.

 

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